E che voi dì?

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Come ho già avuto modo di dire, non amo particolarmente vivere nella città in cui mi trovo.
Così per il mio compleanno, mi sono “regalata” qualche giorno a Roma, dove una cara amica aveva preparato per me un super regalo, tre giorni di ferie da condividere con programma d’eccezione:
1) Giorno 1 : concerto dei Depeche Mode
2) Giorno 2: concerto dei 2Cellos
3) Giorno 3: Concerto di Samuel.
Il tutto accompagnato da chiacchiere, confidenze, grandi risate (e vabbè mi conoscete, la regina dei melodrammi) pure qualche lacrima, tour per Roma con una romana.
Una delle cose più divertenti è capita una delle sere prima di recarci a vedere uno dei concerti, ci siamo fermate a fare un aperitivo, io ho chiesto “una birra rossa alla spina”.
Il cameriere mi ha guardato come si guarda una che in ferramenta cerca del tulle rosa; allora la mia amica ha ripetuto il mio ordine a quel punto il cameriere ha cambiato espressione e ci ha guardato come fossimo due aliene, fino a pronunciare il fatidico “e che voi di’?”.
Inutile dire che questo è stato il leitmotiv delle mie “Vacanze Romane”.
Giorni ricchi di energia, e non immaginavo quanto ne avrei avuto bisogno.
Il presagio dei giorni che di lì a poco sarebbero arrivati, non si è fatto attendere.
Arrivata a Termini, ho perso il treno; benché mi fossi presentata in largo anticipo alla fermata della navetta che mi ci avrebbe condotto, la navetta è invece arrivata con un’ora di ritardo.
Ho scoperto di aver acquistato un biglietto non rimborsabile, ho vinto un nuovo biglietto ad un prezzo non proprio conveniente e tre ore di attesa a Termini per il primo treno per casa.
Il giorno dopo era il mio compleanno e per regalo ho ricevuto il colpo di coda della fine della relazione a più partecipanti, in cui ero stata coinvolta fino a quando tirando i dadi ero tornata indietro di qualche casella.
L’inizio di uno dei peggiori compleanni che io ricordi, ma devo essere onesta ha anche rivelato molto su alcune persone che gravitano nella mia vita, e non sono state poche…
Le parole son belle, ma le azioni a volte, mettono parole che non siamo in grado di pronunciare o che, per contro non vogliamo ascoltare.
L’immagine che mi viene in mente pensando a questo periodo è quella del domino, fatta cadere la prima tessera a cascata vengono giù, tutte le altre.
Il rumore della mia caduta disastrosa, è arrivato a coloro che mi amano davvero e intorno a me si è stretta una rete fitta di amici più o meno vicini.
Si è sprigionata un’energia fortissima, una condivisione e una presenza incredibile, e non è la prima volta che accade, ma quello che mi ha colpito è che questo è un momento molto difficile, non solo per me. C’è chi sta affrontando una separazione, chi una malattia importante, chi la morte di un genitore, chi sta organizzando un matrimonio, eppure ognuno di noi ha messo a disposizione dell’altro amore e siamo qui ad incoraggiarci e sostenerci. Siamo qui a ridere di tuto quello che credevamo di aver imparato e invece, siamo qui ripetenti nella speranza di non essere fuori tempo massimo.
Io, lo ammetto sono un bersaglio facile, i casini che riesco a realizzare con il minimo sforzo sono epocali, mi piace pensare che sia Karma e non una naturale inclinazione alla minchionaggine.
E allora penso, che posso ancora ritenermi una persona fortunata, perché ho qualcuno che riesce a farmi ridere di quello che farebbe piangere e allo stesso tempo perchè ho il cuore di mettere da parte i miei casini per condividere  le gioie e le difficoltà di chi amo.
In questa sera d’estate, accarezzata da un vento leggero e fresco, guardo fuori dalla mia finestra e forse penso che non è più da qui che voglio guardare la vita.