Andrà tutto bene

 

letture da pedra.jpgCari amici, vicini e lontani,
mi verrebbe da dire: “dove eravamo rimasti?”
Beh si, certamente in una fase complicata e delicata della mia vita, sì eravamo rimasti lì, ora voglio raccontarvi e condividere con voi quello che è nato da tanto dolore.
Avete presente quando vi dicono che la vita può cambiare un giorno, senza nessun preavviso? E io ho mille volte pensato “sehhh, come no!”
E invece…un giorno di aprile per me è iniziato uno dei cambiamenti più grandi, belli e inaspettati della mia vita.
In poco più di un mese, è avvenuto tutto.
Senza entrare nei dettegli, ho lasciato l’eremo e la terra che lo ospitava, ho lasciato il mio vecchio lavoro ho lasciato la mia vecchia vita e mi sono buttata, senza paracadute, senza nulla, senza certezze.
Ho preso con me i miei due gatti, i miei due ficus bejamin e ci siamo trasferiti.
Salutato tutti e fatto un grande salto nel buio.
Nuova terra, nuova città, nessun legame, nessun amico, solo il mare ad accoglierci.
Si ragazzi, appartengo a quella fortunata categoria di persone che vivono al mare.
Trecentosessantacinque (365!) giorni all’anno di mare, profumo di salsedine e rumore di onde che pigramente o piene di energia si infrangono sugli scogli.
Com’è? Bellissimo e tanto difficile. Siamo perfetti, in grado di affrontare e superare ogni difficoltà, questo però richiede una buona sorta di incoscienza e caparbietà. Il non mollare mai, cadere e rialzarsi, imparare a gestire la solitudine. Guardare la bellezza di una nuova vita, senza trovare un volto amico con cui con cui condividerla.
Sentire la grande opportunità che ti è stata data e ripeterti che “andrà tutto bene!”
Però non sarei io se, non avessi già avuto un inciampo con un esponente dell’altro sesso.
Non conosco nessuno in città (tranne i miei colleghi), qualche sera fa ho partecipato ad una manifestazione, in piazza. Ad un certo punto, un tipo (un bel tipo) inizia a parlarmi, cominciamo a scambiarci opinioni sull’esperienza. Nel frattempo la manifestazione termina, lasciamo assieme la piazza, ci fermiamo, mi offre un caffè. Finito il caffè, decidiamo di fare due passi sul lungo mare…
Mezz’ora di chiacchiere, ci salutiamo, ci scambiamo il contatto.
La sera stessa, mi scrive ringraziandomi dello scambio, chiedendomi se mi andava di rivederlo.
Intanto cominciamo una fitta attività di chat…che culmina in un “ho un certo grado di perversione” e dentro di me, ho pensato “eccoci qui”.
Non ci ho messo neppure tanto a convincerlo a sbottonarsi… (capirete che mai espressione fu più azzeccata) e tempo zero è partita l’esaltazione del…SADOMASO!!! con tanto di spiegone e che ve lo dico a fa? L’invito a provare l’esaltante esperienza…
Giusto il tempo di mettere insieme le informazioni acquisite, ho scatenato l’acidapedra che vive in me….
La chat è terminata con lui che si filmava mentre in ginocchio sui ceci, declinava vari verbi al congiuntivo, mentre io usavo il frustino per scandire il tempo in cui doveva dare la risposta.
Cosa ne sia stato di lui non si sa, credo che però la sua perversione siano i vocabolari di lingua italiana…sinonimi e contrari.
Benvenuta al mare Pedra, che lo show abbia inizio.
Acidamente vostra Pedra, al profumo di salsedine.

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Io e Papà

La vita, il tempo procedono, disegnando cerci concrentrici con i nostri giorni.
Le assenze, le partenze improvvise di coloro che amiamo scavano solchi di dolore.
Molto spesso, questi solchi diventano fondamenta per muri, che possano difenderci dalla vita stessa.
In quest’anno che è stato un dono di speranza e rinascita, ho cercato di demolire muri e usare i solchi per piantare semi di speranza.
In questo giorno che, mi ricorda inesorabilmente che non ci sei, voglio usare la parole di una donna che amo, fare le sue parole, mie
Una preghiera alla donna che sono e che vorrei ti mi aiutassi ad essere.
Ciao papà
«Fammi essere forte, forte di sonno e di intelligenza e forte di ossa e di fibra; fammi imparare, attraverso questa disperazione, a distribuirmi: a sapere dove e a chi dare, a riempire i brevi momenti e le chiacchiere casuali di quell’infuso speciale di devozione e amore che sono le nostre epifanie. A non essere amara. Risparmiamelo il finale, quel finale acido citrico aspro che scorre nelle vene delle donne in gamba e sole. Non farmi disperare al punto da buttar via il mio onore per la mancanza di consolazione; non farmi nascondere nell’alcol e non permettere che mi laceri per degli sconosciuti; non farmi essere tanto debole da raccontare agli altri come sanguino dentro; come giorno dopo giorno gocciola, si addensa e si coagula».

Sylvia Plath, “Diari”

All’amore che mi hai insegnato.
Alla caparbietà che mi ha trasmesso.
Alla forma dei nostri piedi.
Alle parole che ci hanno unito.
A tutto quello che ho ancora da imparare.
Alla morte che non ci ha diviso.
P